Magma d'estate che si secca sotto il suo sole. Agosto di due colazioni diverse. Notti veraci all'aperto, gettarsele addosso come le lontane linee blu nelle spiagge. Ir de tapas assieme agli erasmus para bailar toda la noche la movida l'eccesso il barocco il ciarpame i souvenir la folla che si agita nei colori dei cocktail; il ghiaccio lentamente si scioglie. Il sole sempre più riflesso sulla pista di atterraggio aereo che decolla, che torna, le sedie di plastica impilate accanto alle colonne del bar centrale, il grigiore delle serrande stese, le foto riguardate da soli. Selfie di altri la settimana dopo. Agosto, agosto 2017 *pubblicata in Poesia d’annata (2018)
sei quella che arrossita getta gli occhi altrove e fa sorgere soli sul viso togli le parole a chi chiede in punta di piedi sporgendosi dal respiro poi torni a guardare l’orizzonte di qua senza morire Orizzonte di qua, gennaio 2019
Le mie prime mattine quello che resta degli spumanti, dei fuochi e della musica. Come erano confortanti i buoni propositi. Ogni volta aspetto una nuova neve cadermi sulle ciglia al di qua della finestra con le scarpe pulite e l'anima in pigiama. Gennaio, gennaio 2017* *pubblicata in Poesia d'annata (2018)
ricordi di musiche lontane spartiti indecifrabili pezzi di voce versi a metà poesie non finite sul foglio bianco le parole tornano inchiostro neanche chiudere il segno dello zero Nichilismo #3, marzo 2013
cercavo una parola immortale da avvicinare alla tua bocca poi finisco per trovarne altre senza il calcare dei secoli almeno nella metodica follia di spaccare versi con l’accetta ti arrivo sulla punta del naso il tuo celeste da guancia a guancia è un cielo posato a terra qui tutto è veramente troppo grande Spazi, gennaio 2019
Nell'antica Rocca noi due pastori seduti sulla panchina guardavamo tre re Magi giungere da Oriente. Si chiamavano Carta Plastica e Secco. Avevano tre aromi provenienti da ogni parte del mondo, e seguivano la scia delle esalazioni di metano che nel tramonto inabissavano la Terra. San Gimignano però differenzia, marzo 2018* *pubblicata in Paesaggi toscani (2019)
Un cielo a più piani, l'azzurro timido, intermittenze umorali. E' forse l'enigma di marzo: il sole fa l'esperto croupier, mischia le carte da Dio e così mi trovo tra le mani un K di fiori e le picche d'inverno. E intanto i rivoli di pioggia tra i vicoletti in cotto li sento trascinarmi nei tombini che ho appena calpestato. Ragazza che ci sei, che non ci sei... -mi cerco tra i fili d'erba della piazza. Proprio quando il tempo mi incide il profumo di cipolla mi riporta al concreto. Quelle confetture comiche istrioniche, toscane come il negoziante. Cantilena gonfia, parole a strascico. Tutto è teatro. Una collisione di cocci antichi dipinti con linee curve di vari colori - il mio spargermi su tutto ciò che sperimento che faccio inizio e poi mi perdo. Una cameriera vestita di nero mi porta il pane. Avrà sedici anni sguardo smarrito di marzo ma una primavera davanti. Il suo saluto insipido come quel pane. Viso muto, costretto forse gioioso sul retro o altrove, chissà... (tutto non era teatro?) un petalo pesante come questi splendidi borghi piombati sulle colline. Intermittenze umorali, marzo 2018* *pubblicata in Paesaggi toscani (2019)